sabato 28 giugno 2014

Les derniers jours du monde (A. e J-M. Larrieu, 2009)

"This is the way the world ends, not with a bang but a whimper" (È così che finisce il mondo, non con uno scoppio, ma con un piagnucolio). Così T.S. Eliot, nel 1925, terminava la poesia The Hollow Men (Gli uomini vuoti). Nel caso del film di Arnaud e Jean-Marie Larrieu, e parafrasando Eliot, potremmo scrivere: "È così che finisce il mondo, non con uno scoppio, ma con un orgasmo". 

Les derniers jours du monde è un curioso film di fantascienza, ambientato in un immediato futuro, che racconta le avventure picaresche, per lo più amorose, di Robinson (ogni riferimento al romanzo di Defoe è puramente voluto), in un mondo morente a causa dell'inquinamento, delle epidemie, d'una guerra nucleare.

Il film comincia col protagonista (Mathieu Amalric), che entra in una cartoleria per comprare un taccuino, su cui vorrebbe scrivere delle memorie, mentre si trova in villeggiatura. Tuttavia, non lo trova, perché le scorte si stanno esaurendo, e finisce col comprare un ricettario di cucina, per usarne le pagine meno piene. Il suo progetto (e non solo quello) naufragherà presto, e il ricettario non servirà neanche a suggerire a Robinson delle pietanze dignitose da cucinare. Ma il fallimento di Robinson è metafora d'un fallimento più grande: l'impossibilità di scrivere il presente, o di affidarsi alle conoscenze consolidate, in un'epoca di crisi (Fig. 1).


Fig. 1 - Quali "ricette" per un mondo che cambia?

La difficoltà di raccontare la crisi si traduce, a livello formale, nell'utilizzo di piani temporali diversi (flashback, fughe in avanti, sottostorie), che restituiscono un quadro piuttosto difficile da seguire. Robinson incontra e ha rapporti con uomini e donne, che sembrano tutti ansiosi di sfidare la fine dell'esistenza col sesso. Alla ricerca d'una petite mort (come chiamano i francesi l'orgasmo) che possa esorcizzare la grand mort. Emblematica è l'orgia nel bunker (Fig. 2), prima dell'apocalisse, e tenerissimo l'addio di Iris (Fig. 3). Ricordo che il film è tratto da un romanzo di Dominique Noguez, intitolato Amour Noir (Gallimard). 

Fig. 2 - Not with a bang, but a...


Fig. 3 - L'addio di Iris

Ma il film non è cupo, anzi è a tratti ironico, come nella sequenza in cui un Cristo appare sugli schermi di tutti i computer (Fig. 4), o come quando Robinson guida un camper in compagnia d'un perplesso barbagianni (Fig. 5). Il contesto apocalittico viene spesso vissuto con nonchalance. E c'è pure un tocco di surrealismo: ad esempio, quando il moncherino di Robinson scompare nelle sequenze con l'amata Lea (la modella Omahyra) e diventa una protesi in altre. L'amore è cieco, cancella i difetti, e prescinde anche da un mondo che si sta rapidamente sfarinando.
 
Fig. 4 - L'ultima pagina di Internet

Fig. 5 - All'avventura!

Les derniers jours du monde è, tutto sommato, un film dignitoso, con buoni momenti di cinema, in cui infastidisce un po' la recitazione catatonica di Amalric, la confusione dei piani narrativi, e probabilmente un non perfetto dosaggio degli ingredienti (troppi?). Bellissima la modella Omahyra, ma ancor di più Clotilde Hesme (Iris)Indeciso. (3/5)

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