mercoledì 8 giugno 2016

Emily the Strange. Lost, Dark & Bored (Vol. 1) (R. Reger & B. Parker, 2006)

Emily the Strange (Emily la stramba, in italiano) è un fumetto ideato da Rob Reger e illustrato da Buzz Parker. L'edizione qui recensita è quella che raccoglie le prime tre uscite (Lost, Dark e Bored) in un unico volume, edito dalla Dark Horse nel 2006, adesso disponibile anche in formato e-book su AmazonIl fumetto è lo spin-off di una popolare e fortunata linea di abbigliamento e accessori, che ha poi progressivamente raggiunto una sua autonomia estetica e di contenuti.

Emily the Strange è un'opera felicemente infelice e orgogliosamente inattuale. Ma perfettamente integrata nell'odierna cultura pop, con tutta la connotazione nostalgica e il gusto del pastiche che caratterizza il discorso postmoderno. È una miscela rinfrescante di macerie, che mette assieme Cioran e la Famiglia Addams, il neogotico e la popular music, Edgar Allan Poe e il cinema di Georges Franju, i videogiochi a 8 bit e Sir Francis Bacon ("There is no excellent beauty that hath not some strangeness in the proportion"). Il gusto per la citazione è particolarmente ricercato nel caso della musica: Beatles, Frank Zappa, Miles Davis, John Cage... e un'intervista tutta da leggere a Marilyn Manson (con risposte scritte da lui/lei medesimo/a). 

Emily eleva l'ennui a condizione umana privilegiata, capace d'assicurare esisti epistemologici imprevisti, soluzioni esistenziali di grande originalità, e un'escatologia perversa, tra morfologie emergenti, creature improbabili, topologie capricciose dello spazio-tempo, e ibridazioni stilistiche incredibilmente ardite (ad esempio, con la psichedelia). Dà all'abbandono, al perdere e al perdersi (lost) la dignità d'un percorso di serendipità. Sarà pure "gettata nel mondo", ma ne saggia il gusto obliquo con una certa incoscienza pre-adolescenziale. Il suo caleidoscopio negativo serve una gnoseologia capovolta e inaudita, ma coerente.

Nell'evocare i giornaletti d'altri tempi, Reger e soci ne hanno anche resuscitato lo spessore dei testi e la testimonianza sociologica. Emily è deviante per sopravvivere, e nel mondo tutto suo prova l'arte della fuga da un altro mondo, quello reale, letteralmente insopportabile. Le tavole sono popolate da numerosi calembour e da molta ironia, che ci ricordano il grande potenziale eversivo e straniante del linguaggio: "I'm so bored to death today, I'm even bored OF death", leggiamo in un balloon. Le avanguardie artistiche del Novecento non sono lontane. Per Benjamin esse erano correlate all'ascesa del nuovo ceto borghese. Qui, ciò che spinge dietro le quinte del teatro della storia, sono gli adolescenti del nuovo millennio, figli della crisi economica, dei valori, e della babele dei significanti. Il vero sottotesto del fumetto è forse proprio questo: una critica ferocissima alla società dei consumi, suonata con accordi minori, in cui l'acquisto diventa una prigione, anticipando un terrore profondo e niente affatto po(i)etico.

Il secondo volume è già nella lista dei desideri. Capolavorissimo!

mercoledì 1 giugno 2016

The Juliette Society (S. Grey, 2013)

Sinceramente, mi aspettavo di più da questo suo primo “romanzuolo”. Sasha Grey è un personaggio poliedrico. È felicemente spregiudicata, intelligente, forse anche colta, a dispetto di tutti i possibili stereotipi sulla sua precedente attività nel mondo del porno; ed ha alle spalle buone e diversificate letture (e visioni), che qui e là emergono nel racconto. Il fatto è che tutte queste influenze vengono ostentate in modo piuttosto banale nel libro, rinunciando paradossalmente a quella che potremmo definire un’“erotica della citazione”. Perché, ad esempio, non far riconoscere i vari film al lettore, stipulando con lui un contratto di complicità più sofisticato? Sì, un certo sapore per la scrittura c’è (a tratti, sembra di riconoscere delle cose di Chuck Palahniuk). I “vuoti d’aria”, tuttavia, sono davvero troppi; l’intreccio non sembra mai “sbottonarsi” (absit iniuria verbis), ed è anche poco originale (mentre è interessante il soggetto, peccato!). Abbondano, infine, gli ingredienti davvero poco plausibili. Anche nei passaggi più hot, non sembra mai esserci quello slancio in più, che lo avrebbe reso a suo modo un evento, un crossover virtuoso con il suo ex-cinema, anche se forse non era proprio questo l’intento della Grey. Un’opera prima un po’ anemica, sebbene superiore a certa letteratura contemporanea per signore, che potrebbe comunque anticipare una carriera interessante. Provaci ancora Sasha...